Negli ultimi anni, l’Italia ha vissuto un aumento significativo di eventi naturali estremi: alluvioni, frane, terremoti e incendi hanno colpito con crescente frequenza diverse aree del Paese, causando danni ingenti a persone, beni e imprese. In questo contesto, la necessità di dotarsi di strumenti concreti per proteggere il tessuto produttivo nazionale è diventata una priorità.

Con la Legge di Bilancio 2024, è stato introdotto per la prima volta in Italia l’obbligo per le imprese di stipulare una polizza assicurativa a copertura dei danni derivanti da eventi catastrofali. Una misura innovativa, pensata per favorire la resilienza economica e la capacità di ripresa delle attività produttive colpite da disastri naturali.

Il recente Decreto Ministeriale n. 18/2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 27 febbraio 2025, ha definito le modalità attuative di questo obbligo, fissando inizialmente il termine ultimo al 31 marzo 2025.

In questo articolo analizziamo cosa prevede il decreto, quali sono le implicazioni per le imprese e perché questo cambiamento rappresenta un passaggio importante nella gestione del rischio in ambito economico e assicurativo.

Cosa dice il Decreto Ministeriale 18/2025

Il Decreto Ministeriale n. 18 del 2025 stabilisce nel dettaglio l’obbligo per tutte le imprese con sede legale o operativa in Italia di stipulare una polizza assicurativa contro eventi catastrofali. Il provvedimento specifica che le coperture devono riguardare i danni materiali e diretti derivanti da terremoti, alluvioni, inondazioni ed esondazioni, ovvero gli eventi considerati ad alta intensità distruttiva e con impatto significativo sull’attività economica.

Le imprese devono attivarsi autonomamente per individuare la compagnia assicurativa con cui stipulare la polizza, scegliendo tra quelle autorizzate a operare nel mercato italiano. L’obbligo riguarda tutte le imprese, indipendentemente dalla dimensione, fatta eccezione per le microimprese che dimostrino l’impossibilità economica di sostenere i costi della copertura: queste potranno accedere a forme di esenzione parziale o totale, previa richiesta motivata.

Il decreto prevede inoltre che le polizze debbano contenere clausole minime uniformi per garantire un livello di protezione omogeneo su tutto il territorio nazionale. Sono esclusi dall’obbligo i rischi già coperti da garanzie assicurative attive e dimostrabili al momento dell’entrata in vigore del decreto.

Perché nasce questa misura?

La crescente frequenza e intensità degli eventi naturali ha reso evidente la vulnerabilità del sistema produttivo italiano di fronte a calamità imprevedibili. Negli ultimi anni, le perdite economiche causate da alluvioni, terremoti e incendi si sono tradotte in costi elevatissimi per le imprese e per lo Stato, che spesso si è trovato a intervenire con fondi straordinari per sostenere la ripresa delle attività danneggiate.

L’introduzione dell’obbligo assicurativo nasce quindi dalla necessità di responsabilizzare maggiormente le imprese e incentivare una cultura della prevenzione. L’obiettivo è creare un meccanismo virtuoso in cui la protezione contro i rischi diventi parte integrante della gestione aziendale, riducendo la dipendenza dagli interventi pubblici ex post e migliorando la capacità del Paese di far fronte a emergenze future.

Inoltre, questa misura mira ad armonizzare l’Italia con gli standard europei, dove l’assicurazione contro i disastri naturali è già più diffusa e radicata. Rendere obbligatoria la copertura assicurativa significa anche favorire una maggiore stabilità del sistema economico nel suo complesso, limitando gli effetti sistemici che eventi di grande portata possono generare su interi settori produttivi.

La posizione delle imprese e delle assicurazioni

L’introduzione di questo obbligo ha generato reazioni contrastanti tra gli attori economici. Da un lato, molte imprese hanno accolto la misura come un passo necessario per garantire la continuità operativa in un contesto sempre più instabile dal punto di vista climatico. Dall’altro, numerose associazioni di categoria hanno espresso preoccupazioni legate ai tempi ristretti di attuazione e all’impatto economico, soprattutto per le realtà di piccole e medie dimensioni.

Dal canto loro, le compagnie assicurative hanno espresso sostegno alla misura, sottolineando come una diffusione capillare delle coperture catastrofali possa migliorare la mutualità e rendere più solido il sistema assicurativo nel suo complesso. La sfida attuale è trovare un equilibrio tra l’esigenza di tutelare il tessuto produttivo e quella di avviare una transizione verso una maggiore consapevolezza e responsabilità nella gestione dei rischi naturali.

Cosa devono fare le imprese?

Con l’entrata in vigore dell’obbligo assicurativo, le imprese sono chiamate a compiere una serie di valutazioni e adempimenti. Il primo passo è quello di analizzare il proprio profilo di rischio: posizione geografica, tipo di attività svolta, valore degli immobili e dei beni strumentali sono tutti elementi che incidono sul livello di esposizione agli eventi catastrofali.

Una volta individuata la propria vulnerabilità, è fondamentale confrontarsi con un consulente assicurativo qualificato, in grado di proporre soluzioni personalizzate e trasparenti. La scelta della polizza non deve basarsi unicamente sul prezzo, ma anche sull’adeguatezza delle coperture offerte, sulle franchigie, sui massimali e sulle clausole specifiche. Un buon contratto deve garantire un livello di protezione coerente con le esigenze aziendali e con il contesto territoriale in cui si opera.

Inoltre, le imprese dovrebbero conservare tutta la documentazione relativa alla stipula e al pagamento delle polizze, poiché potrebbe essere richiesta per accedere a futuri contributi pubblici o per dimostrare la propria conformità alla normativa vigente.

Infine, è consigliabile affrontare questo passaggio non solo come un obbligo normativo, ma come un investimento strategico per la continuità aziendale. La prevenzione, oggi più che mai, rappresenta una leva fondamentale per garantire la sostenibilità e la resilienza del proprio business nel lungo periodo.

E per le abitazioni private? Uno scenario possibile

L’introduzione dell’obbligo per le imprese potrebbe rappresentare solo il primo passo verso una strategia nazionale più ampia nella gestione del rischio catastrofale. Alcuni esperti del settore assicurativo e istituzioni stanno già ipotizzando la possibilità di estendere in futuro l’obbligatorietà anche alle abitazioni private.

In molti Paesi europei, le polizze contro i disastri naturali per le case sono già diffuse e, in alcuni casi, integrate all’interno delle coperture assicurative standard. In Italia, invece, la penetrazione di queste garanzie è ancora limitata, soprattutto nelle aree a maggiore rischio, lasciando milioni di abitazioni esposte a danni ingenti senza alcuna tutela.

L’ipotesi di un’assicurazione obbligatoria per le abitazioni potrebbe rispondere alla necessità di alleggerire il carico economico dello Stato in caso di eventi estremi e allo stesso tempo tutelare i cittadini, soprattutto quelli che vivono in zone sismiche o soggette a fenomeni idrogeologici. Se la misura per le imprese verrà accolta positivamente, non è da escludere che in futuro si possa avviare una riflessione seria anche per il comparto residenziale, promuovendo una cultura della prevenzione diffusa, che metta al centro non solo il mondo produttivo, ma anche le persone e le loro abitazioni.

Il futuro dell’assicurazione, oggi, passa dalla prevenzione. E la prevenzione, per essere efficace, ha bisogno di consapevolezza, partecipazione e azione.